Qual è la password? Forse domani non ricorderemo più la parola chiave per entrare nel nostro spazio più intimo e insieme più profondo, luogo dell’anima. Abbiamo un rapporto stretto con la terra, madre che ci sostiene, di cui il corpo è estensione, e con il cielo che si spalanca tutto attorno, lo spirito che rappresenta gli ideali, le aspirazioni più alte. Anima, dal greco ànemos, è soffio, respiro vitale, quel ponte invisibile che unisce il corpo e lo spirito, che è logos e si fa voce in ognuno di noi. In questi giorni difficili di materialismo esasperato e progresso senza controllo, dominati da violenza e smarrimento, ognuno di noi ha bisogno di ritrovare l’uomo, quella scintilla che si accende in noi perché ci sentiamo piccoli, tanto piccoli nello spettacolo della vita ma siamo anche grandi perché possiamo emozionarci, perché siamo capaci di generosità, di ascolto, perché proviamo tenerezza e ci facciamo sorprendere dalla bellezza, restando senza parole… E possiamo ancora stupirci dell’armonia che pervade ogni cosa e si fa strada nel caos, di questo cosmo che sostiene i nostri passi nello sterminato abbraccio di stelle, del meraviglioso pianeta blu che solo va, con la sua vita preziosa, nell’immenso. E ci siamo anche noi in questo disegno di incalcolabile complessità, allora possiamo sentirci parte di una mente infinita e possiamo avere fiducia perché c’è qualcosa più grande di noi che ci sta parlando. “Per quanto tu proceda lontano i confini dell’anima non potrai raggiungere tanto è profonda la sua ragione”, così sentenziava il filosofo Eraclito oltre 2500 anni fa, all’alba della cultura occidentale. C.G. Jung ha osservato che l’anima non è meno enigmatica del vastissimo cielo stellato. Oggi, che il progresso ci porta a scrutare le galassie più lontane, non abbiamo ancora la verità ma solo ipotesi sulla natura dell’universo e i suoi confini, così come per il fondo insondabile dell’anima. Siamo i navigatori che affrontano il mare aperto, il mistero della vita: lo spazio tutt’attorno a noi è specchio della profondità dentro di noi. Nel nostro destino c’è la ricerca di qualcosa di prezioso: il sapere profondo, la consapevolezza che ci porta a custodire l’anima alla luce divina, il progresso morale contro la barbarie. Ognuno di noi può avvertire quella musica dentro e sentirsi leggero, allora sembra di poter sollevare il mondo perché lo sguardo è più alto e sereno. L’uomo si innalza sulla semplice materia che non è consapevole e non sa quanto coraggio ci vuole – che supera la durezza del metallo più resistente – per accettare la propria fragilità. L’uomo sa rinunciare a qualcosa di importante e guardare al domani con fiducia nonostante le nuvole più scure, con la cura amorevole di una madre, di un padre, della vita per la vita. È la grandezza che ci eleva sugli istinti elementari e spalanca le ali della libertà, di un volo oltre il muro dell’interesse, oltre il puro calcolo, per lanciare la monetina e prendere la propria coincidenza tra esistenza e destino. Ma cos’è che ci parla qui e richiama la nostra attenzione? Nella notte più buia e avvolgente, tra le braccia di un sole nascente, ci troviamo all’ingresso del simbolico, dove regna il numinoso, dove abitano gli dei. Non sappiamo da dove proviene questa voce ma ci affidiamo a lei, perché deve essere così, anche se è difficile, anche se sembra una follia credere in qualcosa che va oltre noi e ci oltrepassa necessariamente. Ma senza questa scia di cometa, guida invisibile che ci unisce da millenni verso l’ideale di un bene supremo, che cosa sarebbe l’uomo? Dobbiamo guardare a quest’orizzonte luminoso, costruire un mondo migliore per chi verrà. Il mondo è uno solo e ormai abbiamo capito che non possiamo continuare a saccheggiarlo senza pensare alle conseguenze. Quello che conta è mettere in salvo il cuore, perché un domani non lontano forse avremo perso la chiave di noi stessi per quel mondo di bellezza e speranza che si apre intatto dietro la porta dell’anima.