tu, nella gravità
sii lieve

(albe, pag. 7)

Con un solo movimento 

solo apparentemente insensato 

sconveniente allo sguardo ingabbiato 

nella corsa del pilota automatico 

fuoriesco dal circuito e mi immergo 

nell’oscurità della notte. 

A pochi passi dal cuore selvaggio

dalla grotta dell'anima, un primo passo

il secondo sicuro non è più sulla terra 

ma rapito da innumerevoli lumi mi sporgo 

nel disegno di immane bellezza: 

c’è qualcosa che tiene assieme                         

il coro di tutte le stelle e il battito 

solitario del mio cuore. 

Puoi chiamarlo principio primo 

legge universale, motore immobile 

puoi non chiamarlo affatto 

sempre c’è.

Nasce perché i conti non tornano e non sono mai sufficienti a comprendere il mistero, nasce perché c’è mancanza di vera luce per conservare il fondo di silenzio, nasce perché il tempo non basta e gli interrogativi superano sempre le risposte, nasce perché c’è un bisogno estremo di trovare la strada e di seguirla senza cedimenti. 

Questa linea luminosa non è incisa da qualche parte sullo schermo portatile, non è fissata sul cielo come la stella di ogni giorno, ma è da rievocare costantemente inseguendo un richiamo grave di verità e insieme lieve. 

E lei ci fa entrare, se bussiamo piano.

Anche se spesso non ci accorgiamo, costretto com’è il sentiero di ogni giorno fra schermi e briglia, ci troviamo a inseguire un canto. Senza alcun movimento superiamo i muri più alti poi vediamo un fiore, lo facciamo brillare nell’essenza che permane alla sfioritura individuando in esso un principio eternante. Forse per questo possiamo pensare e pensiamo che qualcosa esista oltre il breve passaggio che ci è stato donato in vita e navighiamo con lo sguardo nell’immensità del cielo sporgendoci dietro il sipario di stelle. 

Con uno sguardo dalla fine che guarda il principio.

Non è solo un’idea, questa è la spinta oltre ciò che si può raccogliere tra le dita. C’è una forza che orienta il nostro cammino che forma l’accordo con le cose e rappresenta il bene.

È una visione che incorpora un senso, un principio che lo ha reso possibile e lo vivifica. Senza questo intervento dall’alto non ci sarebbero l’uomo, il suo interrogare, il mondo che si è creato attorno.  E ci accompagna secondo il fiato di ognuno verso l’origine luminosa che ci appartiene, che ogni tanto evochiamo nel qui e ora. 

E se possiamo viaggiare oltre i confini forse non siamo soli, forse quest’uomo è una visione che appartiene al divino. Così questa voce non rimbalza più sulle pareti ma attraversa il mio mondo e con me  può risuonare la Sua voce.

Sopra: particolare dal "Colle dell'Infinito"

Per chiedere info o prenotare la tua copia scrivi a: giancarlomorinelli@gmail.com

Nascente

“È un respiro che non è spezzato dalla paura, che non è affannato dalla fuga. È aspirazione all’essere ed è aspirazione del soffio divino, sua epifania. È l’incontro con la parte più intima di noi stessi, un centro che non si riduce a un pensiero, che non si consuma nell’emozione transitoria, ma permane consapevole, esprime la forza del vento e la leggerezza di una foglia, insieme.”

PICCOLA BIBLIOTECA DELL’ANIMA è una raccolta in divenire di testi che testimoniano il contatto con un’essenza indefinibile che sempre eccede dalle scatole della mente. Anima, dal greco anemos, letteralmente vento, soffio, richiama il respiro che ci dà la vita, ma anche quel volo che ci rende liberi affrancandoci dal giogo della materia e ci pone davanti a una scelta, forse a un destino. L’anima è mediatrice di influssi terrestri e celesti, la sua attività simbolica intreccia ordine e caos ricavandone bellezza, avvicinando l’uomo allo spirito, al bene più elevato, all’armonia con la natura. 

PICCOLA BIBLIOTECA DELL’ANIMA è un progetto che accoglie autori contemporanei di poesia, narrativa, arti visive, uniti da un sentire, attratti da un Centro immutabile, fonte di luce e ispirazione. Si propone di svolgere un’attività documentativa di raccolta e catalogazione delle opere, dei protagonisti di una storia che supera i confini di popoli e culture, per conservare memoria. Condividendo questa ricerca proseguiamo un dialogo mai interrotto dai primi segni sulla pietra e sul cielo. 

“C’è qualcosa in noi più grande di noi, che viene da lontano, va oltre l’individuo e può germogliare ovunque. Lo sanno bene una madre e un padre innanzi alla nuova vita… Lo sanno tutte le persone ispirate da una passione vera che ogni giorno concretizzano un progetto, danno continuità a un’impresa, a qualcosa che offre compiutezza all’esistenza. Entriamo in relazione con la grandiosa bellezza dell’universo. E questa fiammella risplende di luce nel guscio di tenebre che la custodisce, si alimenta di una grazia immortale.



Nuovo titolo

Ronzani Editore - aprile 2022

INVISIBILE NEVE è dedicato alla continua rinascita, al venire alla luce e al buio che la precede; è l'esperienza di una luce che sempre si rinnova, che mai si spegne. È l’incontro dell’individuo frammentato con l'unità, pur nella tensione delle differenze.

E' un invito a uscire dai viali battuti, dal circuito di ogni giorno e superare una soglia, abbassando le luci abbaglianti  - se abbassi la luce fai più luce - per cogliere qualcosa di semplice e prezioso, che non vediamo anche se è sempre sotto i nostri occhi.

E' un cammino necessario tra terra e cielo, un ponte per ricomporre il corpo e l'anima guardando alla vita, non come vogliamo noi, ma come può chiedere una sorgente inesauribile di immane bellezza.


Nelle immagini. Sopra, "Persefone" - particolare, foto di Ruggero Lorenzi; sotto, a destra, particolare mausoleo Galla Placidia di Ravenna; a seguire, particolare da "Sette opere di Misericordia" di Caravaggio

Scende la neve, ogni cosa si raccoglie sotto il suo mantello, si annulla nel bianco totalizzante che nasconde il molteplice evocando una coincidentia oppositorum, l’incontro. Poi la neve scompare.

L’alba si fa dopo il misterioso viaggio nelle tenebre, da dove l’uomo si è affacciato una prima volta; il sole tornerà anche domani, giorno dopo giorno questa “eccedenza” invisibile diventa una direzione luminosa che ci guida silenziosamente: una scia dell’alba si conserva nel nostro sguardo, così, un po’ di sbieco, vediamo che la luce c’è sempre e prima dell’on-off dell’interruttore, rivelando una certezza ancestrale.

Le giornate vanno e vengono, ma a poco a poco si traccia una linea indefinita della quale diventiamo parte, e su questa strada ci incamminiamo.Ognuno si trova con i piedi sull’abisso e nella possibilità di accogliere la bellezza e superare sé stesso, pur rimanendo sé stesso. E la felicità non è mai definitiva; e la luce che ne deriva non è accecante e superba ma è la luce tenue di una consapevolezza che è fatta di giorno e di notte assieme.

Questa luce però è più forte, ci orienta e ci trascende allo stesso tempo, nell’immensità della vita. Così un semplice fiore sulla strada ci chiama alla sua fragile esistenza e possiamo riconoscere in lui il nostro volto di creature effimere, ma che possono guardare oltre l’inevitabile sfioritura. Il fiore cresce dentro, il sole sopravvive alle mie giornate e si rinnova in un sì che va oltre, perché il bene che facciamo non si consuma: c’è qualcosa in me, più importante di me, che resiste.

C’è una verità sempre oltre la mia capacità di comprendere; c’è un disegno più grande delle mie ragioni, una proiezione più in là dello sguardo richiuso nel mio mondo. Così possiamo guardare attraverso i muri, superare i confini che ci dividono, più leggeri oltre i fremiti del mondo, senza interrogativi né parole, come gli innamorati (i saggi e talvolta gli idioti). Sulla strada c’è una neve che non scompare, che non è più visibile, ma rimane.

Questa è un’indagine su ciò che non si vede, ma per magia o improbabile coincidenza riunisce il più lontano e il più vicino, il mio inferno e il mio paradiso, in una sola indecifrabile armonia di fondo (il logos eracliteo); poi c’è l’estrema solitudine dell’uomo che strilla forte la sua verità, ma più alza la voce più si trova solo, prigioniero di uno sguardo che riflette il suo sguardo, che riflette il suo sguardo… La ricerca che qui si svolge è per la parola esatta, necessaria, quella che richiede un’esistenza che si consuma e si rinnova; qui non servono parole esotiche, roboanti effetti speciali, ma è nei sentieri consumati di ogni giorno che occorre fermarsi e accogliere il lampo di eterni accordi.

Inspiegabilmente l’uomo è fatto di infinito, una sua parte imprescindibile è una sostanza invisibile, non decifrabile che sfugge al linguaggio ordinario e tecnico-scientifico, che ha a che fare da sempre con il mistero e il numinoso; è qui che la parola ha avuto origine, ed è qui che il poeta ritorna.

Questa opposizione si esprime chiaramente nei versi filosofici di questo libro e proprio in questi versi le due parti lontanissime si intrecciano, così la ricerca della via si “accorda al motore delle nuvole”, nella rivelazione poetica. Quest’angelo non vola più oltre il cielo ma sfiora le nostre mani e si sporca di polvere di vita; è tra noi, nel vissuto di ogni giorno, fatto di luce e ombra.

Il nostro cammino ci porta a contatto con le tenebre, dove anche l’ombra cerca l’incontro, perché siamo sempre laggiù, persi, disperati; e troviamo una guida, entriamo in contatto con noi stessi e con Dio. E’ un cammino dove dobbiamo rinunciare al senso che noi vogliamo imprimere all’esistenza, con tutta la gravità dell’Io, per accettare il non-senso della vita che è il senso autentico, il fuoco della vita che non si esaurisce in noi, che non si consuma, il fuoco della creazione perenne dove muovono i nostri passi.

Alcune poesie da Invisibile Neve

Cosa cercano per i viali battuti 

le ronde? Le scritte incrociate 

dalle dita, consumate dai cingoli 

dicono: di là non si passa. 


Ma cosa fanno passeri merlini 

tra le spire di recinti invisibili? 

Sui colmi antichi vegliano 

civette vigili: di là chiamano 

acrobati solitari, sfavilla 

dai camini la mia cara rondine. 


E mentre passa dall’indefinibile 

azzurro alla finestra, sono io 

a beccare lei sulla cornice 

nel buio tra le parole



Le finestre sono spalancate, non si vedono 

le isole di plastica al largo delle spiagge, 

non si vedono i grossi cavi che alimentano 

il paretaio mondiale, ma le luci 

sono ciminiere che fumano giorno e notte, 


alla sera, uno scricchiolio 

nell’aria lieve di un finecorsa, 

sento vagare la mia tristezza 

e quell’odore di allevamenti in batteria 

e non basta chiudere la finestra. 


Per qualcuno, lo sguardo si ferma 

sotto i lampioni 

tra le strade governate da algoritmi, 

per qualcuno lo sguardo si alza 

per affrontare il vuoto 

sotto i piedi, la terra che manca… 


E tutti hanno un recinto 

ma c’è chi non sa della bestia 

o non vuole sapere se è fatto di latta 

o di ovatta di cielo, c’è chi va 

ogni giorno per la stessa strada 

chi non esce mai dalla sua scatoletta 

che chiamano vita



Vedi come si impastano

le nuvole immobili di pece 

e lo scorrere limpido di un ruscello. 

Se alcuni lumi appoggiano sulla linea 

incerta del tuo cammino, tu 

raccoglili, non per schiarire la notte, 

non per paura di perderti… 

se abbassi la luce fai più luce. 


Il cielo non diventa più giusto

e più puro per accogliere uno stormo 

di angeli… ma i colombi? I barboni 

a volo raso tra tetti e panchine sanno 

che il fiore spento è lo stesso che riluce, 

ma di portare verità, forse non sono degni? 


Mille anni, millimetri, ci uniscono 

nell’abito di amore e di sofferenza: 

l’abbraccio infinito di una madre. 

Il paradiso è qui, per noi e per loro



Ai piedi del fanum 

le parole si inabissano tra le radici, 

le campane suoneranno presto. 


Scende il sole nel chiostro selvaggio, 

ancora un poco, 

ancora un poco la mia ragione 

si accorda al motore delle nuvole. 


Piove l’incanto ai miei piedi 

i colombi si preparano al volo



In questo fiore ci riconosciamo 

in simultanea percezione, una sola, 

di fragilità e grazia intramontabile 

oltre le continue sfioriture. 


In questo fiore si ritrovano gli estremi 

e la contraddizione mi appare, ora 

meravigliosa coincidenza. 

Qui ci incontriamo. 


Siamo quel puntino impercettibile 

nel cielo spalancato 

dove l’altalena, prima di cadere 

si ferma 


per lasciarci accadere



*

Ora che l’orizzonte è più basso 

e all’empireo si unisce la gloria dei sensi, 

la grazia ci sorprende 

feriti, sulla strada, 

ora che sue le ali sono sporche 

come le mie mani, sporche 

dello stesso sangue, bianche 

della neve che scende 

per una notte e poi scompare, 

nell’aria solo un silenzio resiste 

allo schianto di ogni giorno, 

e una parte di quel candore 

ora non più visibile, 

di lei rimane